Episodio 10: Oggetti mobilitanti. Montagne e dintorni. Con Filippo Barbera.

 

Si arriva a pensare che sia sempre un problema di lingua, ogni volta che ci si addentra nella complessità. Ed in effetti: capire di cosa si parla quando si parla di ‘economia fondamentale’ non è banale. Con una traduzione impropria dall’inglese ‘foundational’ ci si riferisce a tutto ciò che è ‘infrastruttura economica di cittadinanza’, materiale e immateriale. Parliamo di tutto ciò che consente di vivere nel proprio contesto con una adeguata dotazione di servizi, beni essenziali - acqua, cibo, ma anche connettività, welfare, e - in definitiva - rispetto. Quale sia la connessione tra questo concetto, di cui Filippo Barbera - l’ospite di questo episodio - è uno dei principali esperti italiani, e la montagna, è facile intuirlo.

La montagna è impervia, difficile da vivere, le mancano un sacco di comodità ma certamente non le manca tutto ciò che è fondamentale. Buona parte di ciò che concorre a rendere la vita degna di essere vissuta nasce in montagna. L’acqua, il legno, l’ossigeno delle foreste, per dire. Ed è sempre più chiaro quanto il valore di tutta questa produzione, di cui si avvantaggia anche chi, in montagna, non ci vive, debba essere redistribuito, ripensato, e oggetto di un dialogo con la città. Barbera ce l’ha detto: l’Italia è un paese ‘metromontano’, con le città vicinissime e necessariamente integratissime con le (loro) montagne. Questa relazione ‘oggettiva’ è oggi ampiamente rimossa, ma l’attenzione che si è avuta - in special modo dalla pandemia in poi - almeno in agenda il tema l’ha posto.

Capacità di visione, di immaginare progetti, ma poca capacità di operarli e gestirli. O nessuna, piuttosto. I territori cadono sempre su questo, perché - a monte - sono le stesse politiche che non mettono attenzione a questo piccolo particolare. Parliamo di ‘stato innovatore’, ma qual è la capacità di dare corso alle innovazioni? Quando i Samurai si interrogano su come innescare processi di cambiamento devono sapere con quali limiti hanno a che fare: belle idee, magari, ma poca attenzione al ‘modello di business’. Che invece è il cuore. Per arrivarci serve quindi progettare ‘oggetti mobilitanti’, spazi-momenti-dispositivi che aggregano coalizione di attori attorno alle quali diventa possibile non solo immaginare, ma anche rendere il futuro un presente.

In una parola: se la politica è la grande assente allora bisogna farla noi.

Approfondimenti:

Mariana Mazzucato: https://marianamazzucato.com/

Il libro del Collettivo per l'economia fondamentale:  “Economia fondamentale - L'infrastruttura della vita quotidiana” https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/economia-fondamentale-collettivo-per-leconomia-fondamentale-9788806241605/ 

“Metromontagna” il libro di  Filippo Barbera, Antonio De Rossi

https://www.lafeltrinelli.it/metromontagna-progetto-per-riabilitare-italia-ebook-vari/e/9788855222570

“Radical Sacrifice” il libro di Terri Eagleton di cui a Simone non veniva in mente l’autore https://www.goodreads.com/book/show/36004700-radical-sacrifice 

“The Good Ancestor: How to Think Long-Term in a Short-Term World” di Roman Krznaric 

https://www.goodreads.com/book/show/51107158-the-good-ancestor

“Capitalist Realism: Is There No Alternative?” di Mark Fisher 

https://www.goodreads.com/it/book/show/6763725-capitalist-realism 

“Il futuro come fatto culturale. Saggi sulla condizione globale” di Arjun Appadurai

https://journals.openedition.org/diacronie/2121 


Fondazione di Comunità di Messina https://fdcmessina.org/ 

 
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